L’alopecia androgenetica interessa circa il 50% dei maschi e una percentuale leggermente minore di femmine, e spesso compare in età giovanile, 20-25 anni. Per questo provoca notevole imbarazzo e stress, e sono soprattutto i pazienti giovani quelli che cercano le cure. Esistono cure efficaci per tutte le età, ma è necessario conoscere bene le terapie e saperle effettuare in modo corretto.
In Italia sono più di 11 milioni i maschi adulti affetti da alopecia androgenetica (calvizie comune).
Nelle donne, la prevalenza dell’alopecia androgenetica è inferiore e aumenta col passare degli anni, con frequenza e gravità maggiore dopo la menopausa.
Come riconoscerla
Nei maschi l’alopecia androgenetica provoca diradamento dei capelli in 3 aree caratteristiche del capo, e in ogni paziente un’area più esser colpita maggiormente delle altre:
- Regione temporale: l’attaccatura fronto-temporale dei capelli progredisce all’indietro, con aumento della distanza fra i capelli della tempia e il sopracciglio (stempiatura)
- Area del vertice: il cuoio capelluto diventa maggiormente visibile in un’area irregolarmente circolare in corrispondenza del vortice dei capelli (chierica)
- Regione anteriore del cuoio capelluto: si osserva un diradamento dei capelli dell’area subito dietro la fronte
Se non trattata, l’alopecia androgenetica peggiora progressivamente, con velocità diversa da persona a persona, fino a una fusione delle aree alopeciche e infine a alopecia completa della sommità del capo.
I capelli nella regione parietale ed occipitale rimangono sempre, anche nei casi gravi.
L’alopecia androgenetica femminile si manifesta invece con un diradamento diffuso dei capelli della regione della corona, senza retrocessione dell’attaccatura dei capelli.
A volte prevale un diradamento anteriore, con aspetto “ad albero di Natale” .
In alcune donne, soprattutto dopo la menopausa, l’alopecia androgenetica può infine avere un aspetto simile a quello che si osserva nei maschi, con prevalente stempiatura
Spesso al diradamento si associa un’aumentata caduta dei capelli dell’area affetta, e la caduta dei capelli è spesso il primo sintomo notato dal paziente: i capelli che cadono sono inoltre quelli corti.
Cosa causa il diradamento dei capelli nell’alopecia androgenetica ?
Nelle aree del capo colpite da alopecia androgenetica ci sono capelli più sottili e meno numerosi, in quanto i follicoli piliferi colpiti sono andati incontro a un progressivo “rimpicciolimento” (miniaturizzazione), diventando più piccoli e superficiali, e producono capelli più sottili, corti e meno pigmentati rispetto a quelle delle aree non affette.
Alcuni follicoli piliferi hanno interrotto in ciclo di crescita e non producono il capello: i loro osti follicolari sono vuoti, senza capello.
La causa della miniaturizzazione dei follicoli e dell’arresto del ciclo di crescita sono causati dagli ormoni androgeni, soprattutto del diidrotestosterone (DHT), che hanno questa specifica azione sui follicoli piliferi sensibili. Proprio per questo motivo l’alopecia androgenetica è più frequente nei maschi, dove gli androgeni sono fisiologicamente più alti che nelle femmine.
La comparsa di alopecia androgenetica nella donna giovane e in età fertile può essere un segnale di iperandrogenismo, quando si associano altri sintomi quali irsutismo, acne o irregolarità mestruali, o, più spesso, di una eccessiva sensibilità dei follicoli a androgeni normali. L’alopecia androgenetica spesso compare o peggiora quando si riducono i livelli degli ormoni estrogeni, come succede dopo la menopausa. Il diidrotestosterone (DHT) è prodotto a livello follicolare dall’enzima la 5 alfa-reduttasi di tipo II a partire dal testosterone. Il follicolo è infatti in grado di trasformare gli ormoni più deboli in ormoni più forti (DHT), grazie a questo enzima.
La predisposizione genetica allo sviluppo della calvizie, legata a numerosi geni, è ben nota, e spesso i giovani che vedono i primi segni di diradamento hanno 1 o 2 genitori calvi. La predisposizione genetica condiziona sia la attività dell’enzima 5 alfa reduttasi sia risposta dei follicoli agli androgeni.
Diagnosi
Come si accerta che il diradamento dei capelli è dovuto a alopecia androgenetica?
La visita dermatologica è essenziale per valutare la sede e la gravità del diradamento dei capelli, che sono più corti e sottili rispetto alla regione nucale.
Durante la visita si effettua anche il pull test, esame facile e utile per verificare la presenza di una aumentata caduta dei capelli. Se il pull test è positivo, è importante discriminare se la caduta interessa solo l’area diradata o tutto il capo.
Il passo ulteriore per una diagnosi di certezza è la tricoscopia, considerata attualmente il miglior metodo non invasivo per accertare la presenza di alopecia androgenetica, soprattutto nelle forme lievi e iniziali, dove il diradamento dei capelli è poco apprezzabile a occhio nudo. La tricoscopia permette di osservare ad alto ingrandimento i capelli e il cuoio capelluto: si possono quindi studiare numero e spessore dei capelli, aspetto degli osti follicolari, presenza di squame e rossore del capo. L’osservazione con gli ingrandimenti più alti è inoltre in grado di visualizzare i capillari e i vasi sanguigni del derma.
I segni tricoscopici diagnostici dell’alopecia androgenetica si rilevano nelle regioni del vertice, anteriore e delle tempie e sono:
1) la variazione del diametro dei capelli che interessa >20% dei capelli: di fianco a capelli di spessore normale ce ne sono di più sottili
La presenza di capelli di diametro variabile è dovuta al fatto che la miniaturizzazione follicolare interessa in modo diverso i follicoli adiacenti: nella stessa area ci sono quindi capelli di diametro normale, capelli leggermente più sottili, e capelli molto sottili e corti. Nelle forme gravi di calvizie tutti i follicoli sono miniaturizzati e i capelli sono omogeneamente sottili.
2) Follicoli vuoti. Il follicolo che non produce il capello rimane vuoto, e appare come un punto giallo (yellow dot) sul cuoio capelluto. Gli yellow dots non sono esclusivi dell’alopecia androgenetica, dove sono pochi e solo nelle aree androgeno-sensibili del cuoio capelluto.
3) Depressioni peripilari, che appaiono come aloni bruni attorno all’ostio follicolare da cui emerge il capello.
Solo raramente si deve fare una biopsia per accertare la diagnosi di alopecia androgenetica: esame obiettivo, pull test e tricoscopia sono sufficienti nella gran parte dei casi.
Trattamento dell’alopecia androgenetica
L’alopecia androgenetica si può curare con farmaci specifici, ma bisogna avere chiaro il concetto che tutti i farmaci efficaci attualmente disponibili mantengono l’efficacia solo se continuati nel tempo e mai interrotti.
L’efficacia del trattamento deve essere valutata dopo 1 anno di cura, perchà il miglioramento dell’aspetto clinico dei capelli avviene lentamente. Le cure efficaci bloccano il peggioramento dell’alopecia androgenetica e portano a un aumento del numero e del diametro dei capelli. Le forme lievi rispondono meno alle cure di quelle gravi, quindi la cura migliore è quella iniziata precocemente.
Finasteride
La finasteride è un inibitore 4-azasteroideo dell’enzima 5alfa-reduttasi di tipo 2. Il dosaggio nell’alopecia androgenetica maschile è di 1 mg/die. E’ più efficace nei giovani e funziona in tutte le aree del capo affette da alopecia. L’efficacia si inizia a vedere dopo 6-8 mesi di cura ed è massima di 12-18 mesi, per mantenersi poi nel tempo se il farmaco non è sospeso. Poiché il DHT è indispensabile per lo sviluppo della barba, la finasteride non deve essere prescritta se la barba non è completamente presente.
La tollerabilità è ottima e gli effetti collaterali a carico della sfera sessuale (diminuzione della libido, diminuzione del volume dell’eiaculato, disturbi dell’erezione) sono rarissimi, interessando meno del 3% dei pazienti, e regrediscono alla sospensione.
Nella donna con alopecia androgenetica si può somministrare finasteride, alla dose di 2,5 o 5 mg al di, associata a contraccezione nelle donne in età fertile. La contraccezione non è ovviamente necessaria dopo la menopausa.
Minoxidil
Il minoxidil è un derivato pirimidinico (2,4-diamino-6 piperidinopirimidino-3 ossido) che agisce sui follicoli piliferi con meccanismo non ormonale, ispessendoli progressivamente e allungandone la fase di crescita. E’ quindi in grado di arrestare la progressione dell’alopecia androgenetica e indurre un miglioramento clinico, apprezzabile a partire da 6 mesi di cura. L’efficacia del trattamento si valuta dopo 12-18 mesi, e viene mantenuta se la cura non è interrotta.
Il minoxidil è in commercio in lozione alla concentrazione del 2 e del 5%. Nel maschio si usa il 5%, alla dose di 1 ml due volte al di; nella femmina sono possibili diverse opzioni (1+1 ml al di al 2%, 1ml al di al 5%, o 1+1 ml al di al 5%), da decidere da caso a caso. Tutte le aree delo cuoi capelluto rispondono alla cura che non genera solitamente effetti collaterali, eccezion fatta per un lieve aumento della peluria del viso riportata a volte dalle pazienti femmine.
Il minoxidil è efficace anche assunto per via orale, a dosi variabili da 1 a 2,5 mg al di, senza effetti significativi sulla pressione arteriosa, che è abbassata solo nei soggetti ipertesi.
Novità nel trattamento dell’alopecia androgenetica
- Finasteride topica: Formulazione di finasteride somministrata per via locale, solo per il maschio. L’applicazione del farmaco sul cuoio capelluto, 1 volta al giorno, permette di raggiungere elevati livelli di finasteride nel cuoio capelluto e bassi livelli nel siero
- Tecniche fisiche: Negli ultimi anni sono inoltre state introdotte nel mercato nuove tecniche per la cura delle malattie dei capelli, che si posizionano di fianco alle terapie mediche e alla chirurgia. Sono metodiche più o meno invasive che aumentano i livelli di fattori di crescita nel cuoio capelluto, stimolando i follicoli piliferi a una fase di crescita migliore. PRP, micro-needling, spazzola o casco LASER, ionoforesi… sono tutte un valido ausilio nell’alopecia androgenetica. Efficaci da sole nelle forme lievi, potenziano l’effetto dei farmaci nelle forme più gravi.
Dopo aver perso quasi tutti i capelli in tre anni,ed essere stata sottoposta a cure con integratori e lozioni, inizio ad assumere minoxidil , dopo qualche mese i capelli ricrescono più grossi e copiosi di prima della perdita, ora pur non avendo interrotto la terapia i capelli sono di nuovo sottili, sfibrati e li perdo. Che fare?
Gentile signora, purtroppo con un racconto non si diagnosticano e curano ke malattie dei capelli..
Buonasera dr.ssa Piraccini, mi piacerebbe avere un parere in merito alla mia situazione.
Ho 30 anni. A partire da Gen 21, circa 2 anni dopo sospensione Belara (prescrittami nel 2015 dopo Visofid per forte acne e telogen effluvium), ho ricominciato ad avere problemi di capelli e pelle.
A Gen 21 il dermatologo, con visita senza particolari strumenti, mi diagnostica defluvium androgenico e mi descrive solo terapia antibiotica. Nel frattempo intraprendo trattamento PRP e carbossiterapia (mar-giu) che ad oggi non sembra avere avuto particolare effetto. La terapia antibiotica con Tetralysal di 3 mesi funziona ma dopo l’estate il problema acne ricomincia. Negli ultimi mesi noto caduta capelli molto forte. Torno dalla ginecologia perché penso di dover riprendere Belara (faccio visite ogni 2 anni circa) che mi esclude per l’ennesima volta ovaio policistico. Mi prescrive di nuovo esami ormonali (già fatti prima di prendere Belara) e trova lieve ipertransaminasemia, colesterolo 218, DHEA fuori range 10,45ng/ml. Mi riprescrive Belara. Effettuo inoltre mia prima visita tricologica: il dottore riscontra pull test molto positivo, no anisotrichia e diradamento diffuso al cuoio capelluto. Esclude alopecia androgenetica (mia madre non ne soffre, mio padre ha perdita di capelli normale maschile), mi sconsiglia di continuare Latanoprost (prescrittomi dal chirurgo che ha effettuato PRP) e mi prescrive esami per carenze (che effettuo nei prossimi giorni).
Lei che ne pensa? E’ verosimile escludere alopecia androgenetica? Il fatto che abbia DHEA alto e abbia ripreso ad avere acne potrebbe essere solo una coincidenza e non influenzare i capelli? La ringrazio anticipatamente.
Gentile signora, solo dopo una visita si riesce a capire la diagnosi, e no con il racconto. cordialità, bmpiraccini